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Ligio Zanin

La togneta

Collana: VentoVeneto
Anno: 2023
Nr. Pagine: 360
Isbn: 9791259970183

L’opera bipartita finisce per essere molto di più di un semplice manuale, si legge in controluce anche come un eccentrico profilo antropologico di una grande civiltà quasi estinta e – nella minuziosa precisione delle descrizioni, nella ricchezza del lessico marinaresco, nella straordinaria sapienza che dai gesti filtra nelle parole, nelle improvvise accensioni, ora aspramente polemiche, ora intrise d’amore per l’ambiente naturale in cui il tognante è immerso e opera – tocca vette di vera, ora dissonante, ora pacificata, poesia.

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Ligio Zanini, il più autentico poeta istriano nell’antico idioma istroromanzo della natia Rovigno, l’autore del romanzo Martin Muma, che narra come nessun altro l’incanto e lo strazio dell’Istria lacerata dagli opposti totalitarismi che ne hanno segnato la storia nel XX secolo, conclude poco prima della morte questo singolare trattato piscatorio, facendone uno scrigno di meraviglie. La togneta, diminutivo di togna, è la lenza a mano, un filo di nylon al cui estremo ci sono un piombo e un amo, lo strumento povero del tognante, il pescatore pensante, rispettoso della preda e del mare, profondo conoscitore delle specie ittiche e delle loro abitudini, dei fondali e delle correnti, della meteorologia e delle tradizioni materiali della pratica piscatoria, dei codici d’onore nella lotta ad armi pari con i pesci, ai quali va sempre offerta una via di fuga, se sanno guadagnarla con l’intelligenza. L’opera bipartita (nella prima parte si passano in rassegna le regole generali e l’attrezzatura, nella seconda l’arte della lenza a mano vera e propria) finisce per essere molto di più di un semplice manuale, si legge in controluce anche come un eccentrico profilo antropologico di una grande civiltà quasi estinta e – nella minuziosa precisione delle descrizioni, nella ricchezza del lessico marinaresco, nella straordinaria sapienza che dai gesti filtra nelle parole, nelle improvvise accensioni, ora aspramente polemiche, ora intrise d’amore per l’ambiente naturale in cui il tognante è immerso e opera – tocca vette di vera, ora dissonante, ora pacificata, poesia.

 

Ligio Zanini considerato il maggiore poeta istriano del Novecento per la sua opera in versi in dialetto istroromanzo, Eligio, detto Ligio, Zanini nacque a Rovigno d’Istria nel 1927 e compì gli studi presso l’Istituto Magistrale di Pola. Nel gennaio del 1949 fu travolto dalla brutale repressione seguita alla rottura dei rapporti tra Tito e Stalin. A neppure 22 anni conobbe l’esperienza atroce del campo di prigionia di Goli Otok – Isola Calva. Ne uscì nel 1952 e sopravvisse facendo dapprima il magazziniere presso il cantiere navale polese ‘Stella rossa’ e dal ’56 il contabile presso un’impresa commerciale. Nel ’59 poté tornare all’insegnamento, con l’incarico di riaprire la scuola italiana di Salvore, chiusa nel ’53 per imposizione politica. Rimase a Salvore per cinque anni e vi fondò il locale Circolo Italiano di Cultura; fu quindi costretto di nuovo a un impiego contabile a Rovigno. Più tardi tornò all’insegnamento in qualità di maestro presso la sezione italiana periferica di Valle d’Istria e conseguì la laurea in Pedagogia a Pola nel 1979. Negli ultimi anni si ritirò a vita privata dedicandosi alle sue due passioni: la pesca con l’amo e la poesia. Morì a Pola nel 1993.